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La storia di Victor

Oggi ti voglio raccontare una storia.

La storia di Victor, il mio pastore olandese.

Forse per te sarà una storia come tante altre, non è una novità che ci siano cani che vengono adottati già adulti, presi dal canile, o da allevamento, o da qualsiasi altra situazione, ma per me questa è una delle storie più belle del mondo e merita di essere raccontata per insegnare a qualcuno che si può prendere un cane anche se non è più cucciolo, ma anche per spiegare che è necessario impegnarsi, dedicarsi e rimboccarsi le maniche piuttosto che lamentarsi.

Ad Ottobre 2014 Victor veniva al mondo e, come tutti i nuovi arrivati, di certo non sapeva cosa gli sarebbe successo nella sua vita.

Nasceva meraviglioso, nero, giocherellone come tutti i cuccioli, predatore come tutti gli olandesi e speranzoso come tutti gli esseri viventi. Tra quelle due grandi orecchie, scorrevano e lavoravano solo emozioni positive: gioia, speranza, fiducia.
Quando si è piccoli, si sa, non si conoscono i mali, non si percepiscono i problemi e giocare, divertirsi, crescere, sembrano tutte cose scontate.

Peter Pan lo ha sempre saputo che crescere è sempre un problema, e all'età di 7 mesi anche Victor iniziò a rendersene conto. Per svariati motivi, la sua meravigliosa vita da cucciolo, la sua routine, le sue piccole convinzioni si sgretolarono in un attimo, e cosi si trovò ad affrontare un cambio di vita, cambio di casa, cambio di umani e persino cambio di speranze.
So, che può sembrare futile o poco rilevante nella vita di un cane, ma ti assicuro che non lo è.
La costruzione di convinzioni e certezze è una colonna portante nella crescita di un individuo e perderle improvvisamente, fa dubitare di ogni cosa in cui hai creduto.
Io dico sempre che una bugia significa tutte bugie.

E per Victor all'improvviso il mondo era diventato cosi... Un bugiardo.

Ci tengo a sottolineare che non c'è colpa per tutto questo per due motivi: il primo è che un insieme di sfortune hanno colpito questo cane, senza che fosse il volere specifico di qualche umano; il secondo è che nonostante tutto, tutto questo per me rimane una grande fortuna, altrimenti oggi non lo avrei con me.

Volente o nolente la vita gli aveva appena rubato le carte che aveva in mano, le aveva rimesse nel mazzo e poi aveva mescolato, e Victor non solo non aveva più carte, non conosceva nemmeno le altre che erano nel mazzo e quanto brutte potessero essere.
Ma il mio cane non è uno che si scoraggia facilmente e così ci riprova, inizia a ricostruire certezze, convinzioni e speranze nella sua nuova "casa".

 Un po' più giù, a Bologna, io avevo finito la scuola e cercavo come Victor di ricostuire le mie convinzioni, in un mondo che sembrava schiaffeggiarmi piuttosto che consigliarmi che fare.
Grazie a Dio, il destino aveva già scritto tutto e sin da piccola mi aveva dato la possibilità di crescere con i cani, di lavorarci e di conoscerli, così l'indecisione su "chi sarei stata da grande" durò molto poco, perchè decisi di dedicare il mio futuro e il mio lavoro alla mia passione: i cani.
Iniziai un corso per diventare educatore cinofilo e, sono certa che non successe per caso, il mio cane Rudi morì a metà del corso.

Mi ritrovai a metà, sola.
Il mio istruttore iniziò a farmi provare gli esercizi con un suo cane, approfittandone visto che lui non riusciva a dedicargli tempo e attenzioni necessarie, mio padre vide qualcosa in lui e lo comprò.
Non so dirti per quale strana, ma meravigliosa, congiunzione astrale, quel cane era nero, con grandi orecchie e guarda un po': si chiamava Victor.

Era proprio lui, che purtroppo per la terza volta si trovava senza carte, col mazzo mescolato e una marea di carte ancora da scoprire.
Fai bene attenzione, perchè non ero stata io a comprarlo, Victor aveva cambiato il suo terzo proprietario ed ora era del mio papà.

A casa mia ognuno ha le proprie responsabilità e cosi, il cane non era della famiglia, ma solo di papà.
Io mi ci allenavo ogni tanto, per mettere in pratica gli insegnamenti del corso, ma poi lo riportavo nel suo box dove papà lo teneva provvisoriamente.
Per la terza volta Victor era stato preso da qualcuno, che per problemi vari, si era poi trovato a non riuscire a dedicargli il tempo necessario e ora però, dopo il terzo cambio di certezze, convinzioni, affetti, dopo aver vissuto 2 anni e mezzo senza aver potuto costruire niente, iniziava a dare segni di difficoltà, stava crollando e stava quasi per scegliere di non pescare più nessuna carta. Victor, al gioco meschino che era stato scelto per la sua vita, stava per scegliere di non giocare più.

I miei allenamenti iniziarono a peggiorare, perchè lui non reggeva, perchè non si fidava di nessuno e probabilmente si chiedeva anche chi diavolo fossi io, che lo facevo divertire quei pochi istanti, per poi lasciarlo solo di nuovo.
Come tutti quelli che vedono questo cane, iniziai anche io a vederci qualcosa, non parlo di doti lavorative, parlo di una voglia infinita di poter pescare un'ultima carta, quella buona stavolta.
E così, a Settembre 2017, chiesi a mio padre di darmi Victor e con grande umiltà e gioia mi disse: è tuo.

A Settembre 2017 Victor, nasceva per una seconda volta senza saperlo.
A Settembre 2017 io, nascevo per una seconda volta senza saperlo.

Non ti dirò che è stato bello, non ti nasconderò che ho pensato mille volte che forse era destinato a una vita di cessioni, che nemmeno io ce l'avrei fatta a tenerlo, a dedicargli ciò di cui aveva bisogno.
Ti dirò anzi che mi sono maledetta mille volte all'inizio, che ho pensato di arrendermi, perchè può sembrare semplice prendere un cane che non vedeva l'ora di trovarti, ma non lo è affatto.
Ho avuto paura, mi sono chiesta mille volte "come glielo spiego che può fidarsi?", come glielo faccio capire che stavolta è quella giusta, che starà con me per sempre, che non lo lascerò più solo.
Ma a farmi mille domande, non mi ero resa nemmeno conto che Vcitor si era buttato su di me a capofitto, ero il suo All-in, e pur di non sbagliare, pur di non pesarmi, limitava gli errori e le necessità al minimo.

Solo dopo me ne accorsi: Victor mi era infintamente grato.
Entrambi avevamo ben presto capito che come due calamite, avevamo corso tutta la vita per incontrarci. Ogni passo fatto fino ad oggi era un passo per arrivare l'uno verso l'altra, per sempre.

E cosi oggi siamo ancora io e lui, Victor e Charlie, la ragazzina col suo pastore olandese.
E voglio dirti anche che abbiamo ri-incontrato più volte gli scorsi proprietari e Victor li saluta sempre con una gioia infinita, come se sapesse che era necessario passare da li, per arrivare qui.

Victor è il mio grande cane.
E io adoro accarezzarlo al centro della testa e dire a tutti che quel solco che ha glielo ho fatto io per le troppe carezze.
Non c'è parola che descriva quel che siamo, ci sono solo gli sguardi della gente che ci guarda e si chiede "ma come hanno fatto?"
Non lo so come abbiamo fatto, però so di certo che non sarà mai più possibile ricrearlo, e ti dirò la verità... va benissimo cosi.