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Me l’ha insegnato Ryuk

Venerdi 07/02/2020

Oggi mi affaccio alla finestra e vedo questo.

Sembrerebbe una foto normalissima, una foto con due cani che riposano all’ombra in una mattinata qualunque.

Per me invece è uno scenario meraviglioso.

Non per Victor, quel cane grande e nero che vedi, perché su di lui non ho mai avuto dubbi che se l’avessi liberato sarebbe stato qui fuori ad attendermi, ma per la Bubi (o Buba adesso) la piccola australiana diavolo che vedi sdraiata serenamente nella foto. Sembra un angelo, non è vero?! Eppure non lo è affatto.

Piccola Bubetta è sempre stata una peste, dal primo giorno che la presi a casa, mi ha sempre divorato ogni cosa, ha sempre cercato di fare danni, scappare dal cancello, andare a rubare cibo da qualche sacco della spazzatura, o fare qualsiasi cosa non rientrasse nelle cose che mi avrebbero reso felice.
A Febbraio dell’anno scorso me la sono portata a casa, nella convinzione che sarebbe stata la mia nuova Discdogger, ma si sa che la vita ti lascia sempre qualche sorpresina. E cosi, dopo qualche mese iniziai a capire che del Disc Dog a Buba non gliene fregava proprio una mazza, anzi di compiacermi non gliene fregava proprio una mazza.

La scena che mi si presentava davanti ad ogni mio tentativo di lavorarci era più o meno lei che mi guarda con una faccia da “Ah si?! Vorresti fare questa attività?! E io me ne vado a fare i fatti miei”. Come potrai immaginare, ad ogni mio tentativo, la mia voglia di provarci calava e finivo sempre con pianti e milioni di domande.
Domande del tipo “Perché fa cosi? Perché non le interessa compiacermi? Perché non le interesso?” e altre milioni di domande a cui io non trovavo risposta.

Mi confrontavo con persone accanto a me, persone che fanno parte del Disc Dog, e le risposte che ricevevo erano semplicemente “è un’australian”. Dopo qualche tempo mi proposero anche una nuova soluzione “tienila in kennel tutto il giorno, la tiri fuori al guinzaglio per pipi e cacca, poi la rimetti dentro e la prendi solo per lavorare”.

Di persone con un po’ di esperienze in più ci si fida sempre no?! E cosi iniziai a farlo.

Buba passava la mattina in Kennel, passeggiata al guinzaglio, poi di nuovo kennel fino al momento di lavorarci.
Ma grazie a Dio, Buba, non è una che scende a compromessi cosi facilmente, e cosi iniziò a mandarmi a quel paese ancora di più.

La noia che provava in Kennel e una vita di privazioni per lei erano un valido motivo in più per dirmi che potevo gentilmente accomodarmi e che si sarebbe fatta i fatti suoi a vita.
Ligabue cantava “e quelle che sanno spiegarti l’amore o provano almeno a strappartelo fuori” ecco per me, Buba o Bubi o Ryuk, chiamala come ti pare, stava cercando di fare questo.

Quella piccola australianina nana, non mi era capitata per diventare una promessa del Disc Dog, ma per scoprire cosa è l’amore con un cane e il rapporto.

Non che con Victor non lo abbia, ma con lui è stato molto piu semplice, lui è nato per compiacermi e non ho avuto difficoltà. Lei invece, è stata creata per questo, per farmi arrivare alla soluzione, sudando e sputando sangue.

Sei mesi fa, stanca dei miei tentativi fallimentari, stanca di avere un cane per cui non valevo nulla e stanca di non avere rapporto con lei, inizio Sheepdog.

Cosi, per provare.

Inizio a girarla nel tondino con Daniele, il mio istruttore, nonché collega, amico e fonte di tanto apprendimento, e mi dice che ci vede tante cose in questo cane. Mi dice che Bubi è forte, è determinata e che ha tanto carattere.

Rimasi colpita, nessuno mi aveva mai parlato cosi di lei. Di solito l’unica cosa che mi sentivo dire era “ti meritavi un cane migliore”.
Per la prima volta, vedevo un piccolo spiraglio, una speranza, un po’ di positività.
Quelle parole erano la mano che ti si presenta davanti per aiutarti quando sei inciampata per la centesima volta.

Io e Bubi piene di ferite nel nostro rapporto, avevamo finalmente trovato una mano che aveva intenzione di risolvere veramente i nostri problemi, non di coprirli.

La seconda mano arrivò poco dopo, quando qualcuno con una marea di esperienza in più di me e di tutti quelli che mi avevano dato inutili consigli, mi si presentò davanti.

Era una mano con le rughe del tempo, con l’esperienza scritta addosso, una mano un po’ burbera che ti stringe poche volte, ma buone.

Lyuba.

La seconda persona che mi dice che quel cane è buono veramente, che è perfetto per me e che nella difficoltà mi aiuterà a scoprire tante cose.

Avevo iniziato a crederci anche io, non a credere che sarebbe diventata una Disc Dogger, o che Bubi avrebbe vinto chissà quale competizione in chissà quale sport, ma a credere che una chiave per entrare in sintonia, in collaborazione e in un vero rapporto c’era.

E sai cosa ti dico? Avevo ragione.

Iniziai questo percorso, fatto di corse, sudate, conduzione e “destra-destra-destra-sinistra-sinistra-sinistra”, era faticoso, faticoso capire, faticoso accettare che non potevo arrendermi, era faticoso anche crederci delle volte. Era tutto molto faticoso. Ma di fianco non avevo persone che mi consigliavano il Kennel, anzi. Accanto a me c’erano persone che parlavano di relazione, rapporto, cane da fattoria e da lavoro. Lavoro vero.
E cosi io continuavo a crederci e Bubi continuava a migliorare. Giorno dopo giorno. E parallelamente migliorava anche nella vita. Iniziava a starmi accanto mentre lavavo i denti, o mentre stendevo, iniziava a tornare quando la chiamavo, iniziava a guardarmi con quegli occhi, quelli che avevo sempre cercato di farle venire invano.

Iniziai anche io a fidarmi di lei, totalmente, in un modo puro. Perché Lyuba mi dice sempre “ai cani non si mente” e io aggiungo che a Buba ancora meno.

Iniziai ad osservare Ale, un altro dei meriti di Bubi, e lo osservavo fidarsi dei suoi cani cecamente, collaborarci ogni secondo della sua vita da quando ha 2 anni e iniziai ad ascoltarlo mentre mi diceva di lasciarla andare, di farle vivere le difficoltà e le gioie del lavoro tanto quanto lo facciamo noi. Iniziai a guardarlo accarezzarla con sincerità, sempre nei momenti giusti e a imparare da lui cosa è un cane da fattoria e cosa è il rapporto. Buba lo amava, nonostante lo conoscesse da due mesi, lo guardava con gli occhi sognanti del “dimmi adesso che si fa?!” e capivo sempre di più che funzionava, per davvero.

Cosi anche a casa iniziai a lasciarla libera, a farle vivere la vita di un cane che mi è utile, che collabora, che sta con me quando taglio l’erba, o quando sistemo il campo. Iniziai a vivere con un cane da lavoro. Un cane che non mi serve per vincere coppe, ma per starmi accanto e aiutarmi ogni giorno nella vita vera.
E cosi oggi mi affaccio e la vedo libera, con 5 ettari di terreno a disposizione, ma con l’unico interesse di attendermi davanti alla porta per sapere quale sarà il nostro compito di oggi.

E ad oggi, alla domanda “come si crea il rapporto?” so cosa rispondere, almeno un po’. E alla domanda “chi te l’ha insegnato?” risponderei: la mia Buba.