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Charlie

“Come ti chiami?”

“Charlie”

“No, non il cane, come ti chiami tu.”

“Mi chiamo Charlie”

Quando conosco qualcuno succede sempre così.

Ti dirò la verità, non è che abbiano poi tutti i torti a pensare che sia un nome da cane, ma in fondo si vede che il mio destino era già segnato dal primo giorno della mia vita.

Quindi si, mi chiamo Charlie e sono un umana, non un umana qualsiasi, diciamo che preferisco fango, bava, zampate e peli a Spritz, discoteche e borse firmate.

Ora non fraintendermi non sono una sporca stracciona, sono una ragazza di 27 anni, esco, mi vesto bene, ma un abbraccio da un cane, seppur sporco e bavoso perché gioioso di aver corso nel fango, non lo disdegno mai.

Nemmeno prima della più grande occasione.

Quando in gelateria la prima cucchiaiata la do al mio cane, o quando prendo in mano il suo gioco sporco di bava, spesso la gente mi chiede “ma come fai?” É molto semplice ci sono nata.

No, non sono stata allattata da una lupa e ho una famiglia normale, ma il mio migliore amico all’età di 2 anni era un Akita americano maschio di 40 Kili e quando hai un insegnante così fin da piccola, non puoi che crescere follemente innamorata dei cani.

I miei genitori lavoravano tanto e papà faceva la notte, così di giorno mamma era in ufficio e papà dormiva e io stavo sola nel nostro giardino di 5 ettari.
Sola poi é la parola sbagliata, io restavo con Aki.

Se non hai mai avuto un Akita non potrai mai capire di cosa parlo. Perché guardandoli pensi solo a quanto non ti si filano manco se li chiami con una costoletta di Nonna Maria in mano. Ma se lo hai avuto, ci sei cresciuto e l’hai amato, allora sai perfettamente che ora, come ogni volta che parlo di lui, piango.

Con un’infanzia così e un papà che me lo faceva portare al guinzaglio anche quando pensavo 1/10 di lui, non potevo che crescere innamorata della cinofilia. E alla domanda “cosa farai da grande” dicevo il classico “veterinaria” perché all’epoca nemmeno pensavo esistesse qualcuno che i cani li educava, però almeno c’entrava con il mio amico a 4 zampe.

Poi si cresce, il mondo ti sbatte in faccia tutto e capisci che se finisci a fare il porta pizza già é tanto.

Decisi di fare il liceo per poter almeno puntare a qualcos’altro, non ne avevo una minima idea. Ma “se studi poi trovi un lavoro decente” allora presa dal mito popolare che lo studio ti regala la vita che sogni, iniziai a studiare le lingue, studiavo e studiavo, ma arrivata in quinta continuavo a non avere idea di chi sarei stata nella vita.

Fu lì, che capii tutto, studiare non serve a niente. Innamorarsi serve, appassionarsi e giocarsi tutto per il proprio sogno. Quello si, serve.

Così finita la quinta superiore, nonostante tutti i miei compagni avessero deciso di andare all’università io decisi di iniziare a lavorare alla Pensione per cani che papà aveva costruito.

Ogni giorno, ogni cane, mi diceva qualcosa di nuovo, mi dava spunti e mi comunicava le cose in modo diverso e io capivo sempre di più che la strada giusta era proorio quella.

Fino a Natale 2016.
Papà mi aveva regalato una busta.
C’era scritto “buono per corso Addestratori pagato da Papà”.

É iniziata così la mia vita lavorativa.
Ed oggi lavoro come addestratore cinofilo, ho aperto il mio centro Cinofilo affianco alla Pensione per cani di Papá.
Studio, leggo, frequento corsi e stage per imparare sempre senza mai smettere. Mi innamoro ogni giorno Delle loro sfumature, dei loro occhi, dei loro modi.

E ringrazio Aki ogni giorno, Rudi, Sakura, Victor ognuno dei miei cani, anzi ogni cane, anche quello che passa per strada, che mi annusa, che mi ringhia.

Ogni cane, ogni giorno